martedì 11 maggio 2021

Caso Apple vs Facebook

Fotomontaggio personale
22 Giugno 2020, questa la data che segna l’inizio della rottura tra i due grandi colossi Tech Apple e Facebook. Apple alla WWDC di Giugno 2020, la conferenza annuale per gli sviluppatori ha infatti rivelato il major update iOS 14 per i suoi device iPhone, iPad e Mac che avrebbe portato con sé una grande svolta dal punto di vista della privacy. 

Apple con l’ultimo aggiornamento, iOS 14.5 rilasciato il 26 Aprile 2021 con la funzione chiamata “App Tracking Trasparency” ha infatti imposto a tutti gli sviluppatori di applicazioni (di tutto il suo ecosistema) di creare un avviso sull’App Store che specifichi in dettaglio agli utenti come saranno usati i dati e a quale finalità. Le informazioni sulla privacy verranno divise in tre categorie: dati non collegati alla persona, dati collegati alla persona, all’account e al dispositivo e dati usati per tracciare l’utente per fini pubblicitari intrecciando dati con altre applicazioni o siti. Infine, una volta scaricata l’applicazione desiderata, all’utente verrà chiesto se vuole consentire a questa di tener traccia delle attività svolte all’interno per fini pubblicitari. Proprio quest’ultima cosa non è gradita a Facebook che fin dall’Agosto 2020 lamenta la novità sottolineando come questo potrebbe impattare fortemente sul Business non solo di Facebook quanto anche delle piccole e medie imprese che organizzano campagne pubblicitarie mirate sul noto social network. Nel frattempo, riconoscendo la propria impotenza di fronte alla situazione Zuckerberg cerca di arginare il problema inserendo la funzione “shop” all’interno di Instagram e Facebook permettendo così ai brand di vendere i propri prodotti in una sezione dedicata del social network.

Come veniva permesso tutto questo tracciamento fino ad ora? Cosa sono gli IDFA? Premettendo che essere tracciati per scopi meramente pubblicitari è ancora possibile a patto che si esprima il proprio consenso, analizziamo tecnicamente come questo avveniva e cos’è cambiato con iOS 14.5.

IDFA è un acronimo che significa “ID for Advertiser” ed è un codice casuale univoco per scopi pubblicitari legato (via software) al singolo dispositivo iOS che serve a raggiungere l’utente con pubblicità mirate “One-to-One” per il cliente. Facciamo un esempio pratico: Giovanni è su Instagram e vede la sponsorizzazione di una nuova cover per il suo computer, non clicca perché è impegnato ma qualche giorno dopo ricercando la cover su Google decide di acquistarla. In questo istante il rivenditore registra l’IDFA dell’utente e lo condivide con Facebook, il quale può determinare se l’IDFA corrisponde a un utente che potrebbe aver visto l’annuncio della cover. L’annuncio in questo caso ha funzionato! 

Con iOS 14.5 di fatto nulla cambia, gli IDFA rimangono ma all’utente verrà richiesto il consenso del tracciamento pubblicitario attraverso un pop-up che comparirà al primo avvio dell’applicazione oppure quando quest’ultima sta per tracciare l’utente.  È vero però che la decisione potrà essere cambiata successivamente nelle impostazioni delle singole applicazioni, ma quanti lo faranno? Probabilmente molto pochi, e nel frattempo quei pop-up rifiutati fanno perdere milioni di dollari. Di fronte all’opinione pubblica il CEO di Facebook Mark Zuckerberg ha esordito dicendo: "Le nuove funzioni introdotte da iOS 14 uccidono il business""pubblicità e privacy possono tranquillamente coesistere" Mentre il suo avversario Tim Cook CEO di Apple attaccando indirettamente il social network ha detto: “Se un’azienda fa soldi con utenti che ingannano gli altri utenti, con lo sfruttamento dei dati e con gli algoritmi che ci impongono le loro scelte, allora non possiamo farle i complimenti. Ma anzi, dovremmo pensare a come evitare che ciò accada.”

Si sa, associare Facebook al concetto di privacy è diventato molto difficile sin dal 2018 con il caso Cambridge Analytica e da tutti gli scandali che hanno seguito la vicenda, tra i più recenti la violazione di oltre 533 milioni di account durante il fine settimana di Pasqua 2021, che Facebook giustifica con un problema avvenuto nel 2019 che da allora è stato risolto. Il caso Cambridge Analytica era coinciso nel 2018 con l’entrata in vigore del GDPR (General Data Protection Regulation), il nuovo regolamento riguardante la protezione dei dati personali cui anche Facebook ha dovuto adeguarsi, garantendo che i dati dei propri utenti non divengano preda di interessi economici e non solo di aziende di terze parti.

Personalmente credo che la scelta di Apple a breve termine possa arrecare importanti danni a quelle piccole e medie imprese che basano le loro vendite e la loro comunicazione negli annunci su Facebook, perché ci sarà un parziale ritorno ad un marketing indifferenziato che farà dunque fatica a scoprire i gusti del singolo utente. D’altra parte, credo che sul lungo periodo questo insegnerà alle aziende ad evitare di vedere il social network come unica forza su cui fare affidamento per generare vendite e ci avvieremo ad una transizione in cui la privacy sarà qualcosa di sempre più sentito dall’utente e dalla quale Facebook non potrà sfuggire. Dunque, le soluzioni per Facebook a mio parere sono due: o rivedere il proprio business model basato sulla vendita di pubblicità oppure offrire a pagamento il social ai soli utenti iOS. Una cosa è certa, fin dagli albori la mission di Apple è stata quella di garantire la privacy e lottare per quest’ultima tanto che il suo noto fondatore Steve Jobs già nel lontano 2010 diceva “Spiega con precisione alle persone cosa farai con i loro dati. Alcune vogliono condividere più dati di altre. Quindi chiedi. Chiediglielo ogni volta. Fino a quando non ti diranno di smetterla perché si sono stancate di sentirselo chiedere.” Apple ha ragione a perorare questa causa, ma personalmente non credo che un’azienda che sia arrivata a valere oltre duemila miliardi di dollari l’abbia fatto sempre in modo trasparente. È stata semplicemente più astuta e sicuramente a tratti più corretta di Facebook, ma quando un colosso come Apple sferra certi attacchi solitamente c’è qualcosa che va ben oltre la protezione dell’utente. Magari tra qualche anno Apple potrebbe lanciare un servizio di advertising all’interno di un proprio social network per i soli utenti iOS…

venerdì 5 marzo 2021

Competenze imprenditoriali

Esperienza PCTO riguardante competenze imprenditoriali sul portale di LTO Mantova

Anteprima del corso "Design thinking"

Con questo post vi racconterò un'altra parte della mia esperienza di PCTO che ho realizzato seguendo i corsi di "competenze imprenditoriali" a cura di Marco Filocamo e del Dott. Federico Dellanoce sul portale di LTO Mantova.
Il primo corso che ho avuto il piacere di seguire, a cura di Federico Dellanoce è stato "Introduzione al design thinking". Quest'ultimo è un processo human center non lineare che serve a risolvere problemi complessi e comprendere gli utenti al fine di creare soluzioni, idee o prodotti innovativi. Esso si compone di 5 fasi
  1. Empathy
  2. Define
  3. Ideate
  4. Prototipazione
  5. Test
L'elemento interessante, come ho accennato in precedenza è il concetto della non linearità, che permette a chi segue questo modello di tornare indietro se non si è appreso efficacemente un punto pregresso. Una volta fatta un'analisi della situazione ed individuato il problema generale, in aiuto al processo di Design Thinking viene la figura del Double Diamond che si basa sui concetti di convergere e divergere secondo i quali la fase di convergenza può essere paragonata ad un brainstorming in cui si allarga il campo visivo, dunque nessuna idea viene eliminata per poter infine convergere sul problema corretto e chiudere il diamante. Il primo diamante è considerato la parte di ricerca, mentre il secondo di design.
Delle 5 fasi quelle che più mi hanno colpito sono state la fase di Empathy e Ideate.
Empathy è la prima non a caso, in quanto per poter risolvere un problema, capire la challenge e arrivare alla soluzione occorre essere in empatia con il nostro interlocutore ovvero dobbiamo comprendere quello che risiede oltre le sue parole. In questa fase mi è stato spiegato quanto sia importante osservare, coinvolgere ("perché?" deve essere sviluppato minimo su 3 livelli per avere informazioni interessanti e chiare), guardare e ascoltare. Le pause in una conversazione di "Empathy" sono necessarie, dunque non bisogna averne paura. 
Define serve a riordinare i dati raccolti sino ad ora per poter definire il problema ed in seguito trovarne la soluzione. Per passare a questa fase mi è stato consigliato un minimo di 10 interviste in cui l'importante è la profondità di queste.
Ora il nostro problema è definito e circoscritto e dunque troviamo la fase di ideate nella quale si passa dalla teoria alla pratica cominciando a generare idee. In questa fase nessuna di queste deve essere eliminata, ma al contrario è importante incoraggiare idee folli e costruire su idee altrui. Importanti a mio avviso sono le tecniche di idea generation, come la crazy 8 dove il foglio viene diviso in 8 parti che corrisponderanno ad 8 idee diverse da svilupparsi in un massimo di 8 minuti, oppure Yes & che grazie a post-it con idee appese al muro permettono a chi lavora con noi di aggiungere idee interessanti alla nostra collegandosi anch'esso con un post-it. Strategie interessanti che possono essere fatte anche in gruppo a distanza mediante applicazioni come Miro e che personalmente ritengo molto stimolanti per una prima ideazione in quanto prediligono la quantità piuttosto che la qualità.
Ora è il momento di convergere per arrivare alla fase di prototipazione, ma prima è necessario catalogare tutte le idee, dunque per permetterci una selezione interessante utilizziamo il Payoff Matrix che ci permette di raggrupparle come Bonus opportunities, Special effort, Quick Wins! e Time wasters in base al loro beneficio e facilità di implementazione. Questo porta come accennato alla fase di prototipazione in cui viene presentato al cliente il suo prodotto ancora in una fase embrionale e realizzato con materiali molto economici. Questa fase viene di solito svolta insieme all'ultima di test in quanto quest'ultimo ed il prototipo devono essere in sinergia per creare qualcosa di human center che attraverso test sollecitino feedback tra i creatori e gli utilizzatori.
Non sapevo dell'esistenza del Design Thinking e di conseguenza non l'ho mai utilizzato ma credo possa essere davvero utile per capire il problema (divergenza) e arrivare ad una soluzione (convergenza) in maniera precisa, ordinata e con strategie interessanti soprattutto, ma non solo, all'interno di un'azienda. Una frase che mi ha colpito e mi ha fatto ragionare è stata "non innamorarti della soluzione ma bensì del problema", in quanto affezionandosi alla propria soluzione si rischia di rovinare tutto.

Parliamo ora del secondo corso che ho seguito, a cura di Marco Filocamo: "Business Model Canvas". Il Business Model Canvas è un template che serve generalmente ad un'azienda per raccontare che cosa fa di preciso sul mercato. Questo si compone di molte sezioni tra cui: Partner, attività, risorse, proposte di valore, relazione con i clienti, canali, costi, ricavi ecc...
La domanda che vi starete facendo è: Perché utilizzarlo? Semplice, perché creare una società non è una cosa da tutti i giorni e può risultare difficile senza una direttrice, inoltre anche una volta che la società è matura potrebbe essere utile per scoprire cosa manca. Insomma avere tutto in chiaro su un foglio solo è una cosa davvero interessante a mio avviso anche solo per un semplice brainstorming.
Il canvas è un documento molto grande (dunque si consiglia almeno l'utilizzo di un foglio A3) e mi è stato consigliato di scaricare il template dal sito Strategyzer (dove è possibile scaricare anche altri Canvas). Nel corso ogni singola sezione viene spiegata in modo dettagliato ed inoltre alla fine vengono proposti anche dei case study di aziende piuttosto importanti come Tesla, Netflix e Facebook.
La prima sezione presa in analisi riguarda i clienti: dobbiamo capire chi è la nostra buyer persona e qual'è il problema che cerchiamo di risolvere per i nostri clienti. Questo è alla base dell'azienda e serve per delinearne il futuro. Perché devono comprare da me se sul mercato ci sono già proposte valide? questa è la domanda che accomuna la sezione del cliente con quella della Value Proposition, che non è nient'altro che un focus su quanto fa l'azienda e, come accennavo poc'anzi risponde in modo completo alla domanda "perché sono sul mercato e sono il migliore?".
È bene delineare il nostro target ma è altrettanto importante stabilirvi una connessione, per questo vi è una sezione dedicata che ci spiega la relazione B2B o B2C tramite il modello GET KEEP GROW:
  • GET: Ottieni informazioni nuove e interesse agli occhi del cliente mediante PR o ADV, Eventi, Articoli, social o email-marketing
  • KEEP: Mantieni i clienti e permettigli tramite Community, relazione personale, sconti e promozioni di acquistare sempre di più
  • GROW: Cresci con i tuoi clienti tramite Crossellig o upselling, referral e unbundling. Fidelizzali al fine che acquistino sempre e solo da te.
Ci sono poi i canali che sono fondamentali per analizzare come le persone scoprono l'azienda e come l'azienda vende. Anzitutto, conoscendo il target è bene chiedersi quali sono i canali fondamentali per i clienti e poi è importante capire se si possiede il canale oppure no (es: Adidas possiede il canale e decide per sé, Zalando no, dunque quello che di Adidas viene venduto su Zalando viene scelto dalla stessa Adidas).
Da analizzare sono anche i ricavi, dunque è bene porsi la domanda "come faremo soldi?". La risposta a questa potrebbe essere: Advertising, Vendita online, percentuale sulle transazioni (es PayPal), tramite il modello di noleggio oppure tramite quello che conosciamo meglio, quello dell'abbonamento mensile (Spotify, Netflix ecc..).
Le attività e le risorse chiave sono invece i fondamentali dell'azienda senza la quale questa non potrà mai funzionare. È dunque necessario capire quali sono le attività da fare tutti i giorni siano esse produttive, consulenza, training ecc...Queste si collegano alle risorse necessarie che possono essere fisiche, umane o finanziarie.
E se l'azienda desiderasse o avesse bisogno di crescere e farsi notare velocemente? Ecco mostrata l'analisi dei partner chiave, il penultimo pezzo del nostro puzzle del Business Model Canvas che mi ha fatto subito pensare all'alleanza Redbull/GoPro o ancora McDonalds/Coca Cola. Qui l'azienda annoterà quale potrebbe essere il suo partner (già affermato sul mercato) perfetto in base al proprio core business.
C'è un'ultima cosa che anche le società no-profit devono considerare: i costi. Questa sezione infatti include le principali voci di costo fisso e variabile, l'economia di scala, quella di scopo e il tipo di business che questa conduce che può essere cost-driven se abbiamo ricavi collegati con i costi (Ryanair) o al contrario value-driven (Hermes).
Questo corso credo sia stato quello che mi è piaciuto di più per la semplicità con cui venivano espressi i concetti e per i contenuti. Mi ha infatti permesso di imparare cose nuove come il modello GET KEEP GROW e altri termini come cost-driven, value-driven o ancora Joint-venture e Co-opetition che ritengo interessanti. Il modello già lo conoscevo grazie ad un lavoro svolto in seconda superiore nella materia "STA" (scienze e tecnologie applicate) nella quale il Prof. Luisi ci ha guidato nell'ideazione di un app per controllare gli orari d'arrivo di autobus e treni per la città di Mantova.

Il terzo corso a cui ho preso parte è stato "Business Plan" a cura di Marco Filocamo. Il Business Plan serve per raccontare gli obiettivi dell'azienda, soprattutto quelli attuali e futuri, per capire a livello interno se proseguire, migliorarsi oppure per ricevere fondi. Generalmente questo è un documento di massimo 30 pagine, ma non è raro trovarne anche da oltre 70 pagine. I componenti fondamentali di un Business Plan sono:
  • Table of content: Dove viene illustrata ogni sezione con le sue sottosezioni
  • Report o grafici: Servono ad approfondire quanto letto fino alla fine del documento (non ci sono sempre)
  • Executive summary: Racconto dell'impresa dall'inizio ma lo faccio in breve (massimo 1 pagina). Questo viene creato con una grafica accattivante per invogliare la lettura
  • Overview della società: Perché l'azienda è unica, obiettivi e competenze
  • Scenario di mercato: Chi sono i competitor, i clienti potenziali e la buyer persona
  • Piano di marketing: Come trovare i clienti
  • Piano finanziario: Come l'azienda si sostiene
Il punto di partenza della nostra analisi degli obiettivi è l'audience, infatti dobbiamo capire a chi ci stiamo rivolgendo. Se sono investitori vorranno che gli venga mostrata la sostenibilità a lungo termine del business e la solidità del team il quale è anch'esso un audience che ha bisogno di essere motivato e coinvolto (vuole sentirsi parte di qualcosa di importante). Ci stiamo rivolgendo ai nostri clienti potenziali? Allora raccontiamogli perché siamo diversi dagli altri.
È importante avere un'idea oltre ad un audience, ed è altrettanto fondamentale chiedersi se quell'idea è vincente, se quel bisogno è reale o lo percepiscono una ristretta nicchia di persone. Può generare fatturato? Ti appassiona l'idea? Se la risposta è affermativa si passa allo Smoke Test, dove la creazione di diverse landing page permetterà di testare l'interesse riguardo un prodotto e decidere se portarlo sul mercato o apportare modifiche.
Per la ricerca di mercato internet è essenziale, in particolare le keyword e i report di settore oltre ad un'approfondita analisi dell'esistente e ad uno studio dei competitor e come questi agiscono sui social network. Si ricorre anche a canali tradizionali come pubblicazioni di settore, biblioteche e istituzioni. 
Come scoprire il mercato? mediante questi tre importanti acronimi:
  • TAM (Total Advestable Market): Rappresenta un numero molto grande, infatti è il numero totale del mercato di un prodotto
  • SAM (Serviceable Addressable Market): Quale quota del TAM possiamo prendere 
  • SOM (Serviceable Obtainable Market): La possibile quota di mercato che acquisisce l'azienda sulla base del TAM
Si prosegue poi con l'analisi delle 5 forze di Porter e la Swot Analysis, una matrice che, come espone l'acronimo, tradotto dall'inglese si occupa di un'analisi interna ed esterna riguardo a minacce, opportunità, punti di forza e di debolezza dell'azienda.
Quest'ultima inoltre espone la propria mission, una breve descrizione del perché esiste, della storia e del futuro a lungo termine, infine la vision che è qualcosa di più ampio, un'aspirazione futura, qualcosa di focalizzato su un periodo successivo.
Come quest'azienda farà i soldi? Lo abbiamo già specificato parlandone nel corso precedente, ma altri modelli di business potrebbero ad esempio essere: Direct sales model, product sales model, retail model, freemium model, quest'ultimo ha la caratteristica di offrire gratuitamente alcune funzioni e offrirne altre a pagamento.
Anche questo terzo corso è stato molto interessante e soprattutto molto specifico nello spiegare tutti gli aspetti del Business Plan che offrono un'analisi a 360 gradi dell'azienda, inoltre ho avuto modo di imparare alcune teorie e strategie importanti come le 5 forze di Porter, TAM, SAM, SOM e lo smoke test.

L'ultimo corso che ho avuto il piacere di seguire riguardo le competenze imprenditoriali è stato "Il Pitch-impara a presentare le tue idee" a cura di Marco Filocamo. Il Pitch è una presentazione che serve a raccontare un progetto e lo fa con una struttura particolare che aiuta l'efficacia del discorso. Infatti questa è un opportunità per presentare un progetto e ci supporta per convincere il cliente o gli investitori riguardo alla nostra idea.
Esistono diversi tipi di Pitch: Elevator Pitch, Short form Pitch e Long form Pitch. In questo corso ci siamo concentrati maggiormente sull'ultimo, il Long form Pitch, che è caratterizzato da un massimo di 20 minuti di presentazione d'impatto (se dura più di 20 minuti si rischia di perdere il focus e non far arrivare correttamente il messaggio a chi di dovere).
La creazione del Long Form Pitch viene fatta seguendo la struttura di Kawasaki, questa è particolare per essere strutturata in 10/11 slide da esporre, come sopracitato, in 18/20 minuti. Il flusso e la struttura del Pitch è così strutturato:
  • Slide 1-6: Parliamo di noi come azienda senza citare i competitor
  • Slide 7: Dedicata esclusivamente al competitor
  • Slide 8-11: Parleremo nuovamente di noi come azienda
Il Pitch va realizzato tenendo conto, soprattuto in questo periodo di pandemia, se dovrà essere discusso in presenza oppure inviato al diretto interessato, in quanto ci sono elementi come l'enfasi, l'energia e la forza del team che son più difficili da mostrare senza presenziare ad una presentazione dal vivo. Inoltre è importante organizzare il Pitch in base all'interlocutore e utilizzare materiale adatto alla presentazione (PDF no Word o Power Point).
La prima slide è quella del titolo, in quanto è importante fare buona impressione iniziando rispondendo alla domanda "chi siamo?". Proseguendo poi con l'illustrare il problema questo ci servirà da aggancio alla slide successiva, quella della soluzione con la quale raccontiamo cosa facciamo e quali saranno gli obiettivi futuri. La slide della magia è quella che descrive perché siamo diversi dagli altri, qui non bisogna assolutamente parlare dei competitor. Parlando del mercato incontriamo innanzitutto il business model ovvero "come facciamo soldi?". È altresì importante un'analisi di go to market, ovvero quali saranno i nostri clienti, insieme ai competitor ed all'analisi interna del team. Infine c'è la slide delle proiezioni future dell'azienda dove si espone la modalità con cui si intende crescere e lo si fa con estremo ottimismo, altrimenti nessuno crederà nel nostro progetto. Ultima ma non meno importante è la slide dello stato in cui vengono evidenziati i risultati raggiunti fino ad ora ripetendo il proprio messaggio forte che richiama alla necessità di finanziamenti con i quali avverrà lo sviluppo aziendale.

Riassumendo questa esperienza credo sia stata molto utile a livello professionale in quanto ho avuto modo di conoscere e approfondire nuovi argomenti che ritengo necessari per poter analizzare o proporre un'azienda a 360 gradi e non solo, infatti tecniche e metodologie sono utili per condurre svariati lavori e analisi. Ho infine apprezzato il modo in cui tutti i corsi, seppur separati fossero in sinergia, rispecchiassero lo stesso macro-tema e richiamassero sempre alcuni concetti come la value proposition, i concetti di go to market, la buyer persona (target) e un'empatia importante con il cliente.



Spero di essere stato chiaro,
Alla prossima

giovedì 25 febbraio 2021

LinkedIn e il Curriculum Vitae

Esperienza PCTO riguardante il Jobseeking sul portale di LTO Mantova


Anteprima del corso Jobseeking 3

Con questo post vi racconterò parte della mia esperienza di PCTO che ho realizzato seguendo i corsi di "jobseeking" sul portale di LTO Mantova a cura del Professor. Luca Tamburrino, che ricopre la figura professionale del recruiter.
Il corso è diviso in 4 macro-corsi (Introduzione alle strategie di ricerca lavoro online, iniziare la ricerca e migliorare il curriculum, strategie avanzate per cercare lavoro online, come usare LinkedIn per cercare lavoro) che sono di fatto tutti collegati tra di loro e convergono nell'obiettivo di impostare una corretta strategia di ricerca lavoro, costruire il proprio Curriculum Vitae e ottimizzare il proprio account LinkedIn, una piattaforma di ricerca lavoro che viene definita dal Professore come una "moderna città digitale". 
"Senza ricerca, no obiettivo e senza obiettivo no lavoro", questo il mantra che verrà ripetuto dal Prof.Tamburrino fino alla fine dei corsi Jobseeking. 
All'inizio mi è stata data la possibilità di conoscere ed utilizzare nuovi strumenti che mi aiutassero nel mio processo di ricerca lavoro e non solo, questi sono:
  • Notepad/Textedit: Prendere appunti, scrivere Boolean search e X-Ray
  • Favinks: un moderno "contenitore" dei nostri link preferiti suddivisi per cartelle e con la possibilità di essere condivisi
  • Trello: possibilità di organizzare task in team e tener monitorato i lavori e il loro avanzamento
  • Planyway: un calendario condiviso da un intero team
  • Todoist: crea una lista di cose da fare durante il giorno/settimana
Quante volte sentiamo la frase "ho inviato 30 curriculum e sono in attesa"? Personalmente quando mi è stata fatta questa domanda ci ho riflettuto, ed effettivamente mi è successo più di una volta senza capire che lavoro precisamente venisse cercato, dove, quale strategia volesse applicare e come avesse intenzione di applicarla. Questo secondo il Professore significa non avere un obbiettivo di ricerca specifica, che si dovrebbe formare invece dall'unione di "cosa" + "dove" che devono viaggiare sempre insieme per tenere vivo l' obiettivo.
Nel caso in cui non ci sia un obiettivo da seguire bisogna focalizzarsi sul "perché" che molto spesso crea il "cosa" in quanto l' interesse genera ricerca, che a sua volta porta alla formazione che ci permetterà di lavorare.
Le aziende hanno obiettivi e necessità, ai quali noi dobbiamo essere attenti a rispondere con il nostro Cv che non deve contenere delle buzzwords (parole classiche usate su tutti i cv), ma bensì deve trovare un punto in comune con l'azienda. Mi è stato dunque sconsigliato l'utilizzo del template classico di CV Europass in quanto ritenuto una semplice base poco utile per trovare lavoro, così come l'utilizzo di applicazioni come Subito.it, kijiji, Monster.it e altri.
Allora come trovare lavoro? Partiamo da LinkedIn e ricerchiamo una job description che riteniamo adatta al nostro obiettivo, dopo di che la riportiamo su Tag Crowd per farne un'analisi semantica che farà emergere i termini ripetuti maggiormente, ovvero le skills più richieste da un recruiter. Successivamente analizziamo le posizioni dell'azienda online (Facebook, Twitter, Instagram...) e strutturiamo il nostro cv tramite kickresume, Visual cv o job cv in base al paese dove lo mandiamo grazie ad Eures, che ci indicherà il modello più adatto. Mi sono stati dati inoltre alcuni suggerimenti riguardo il cv:
  • Lunghezza: Massimo 2 pagine (+ 7 anni di esperienza massimo 3)
  • File: Esclusivamente PDF
  • Nome file: Rinominare con: "CV nome cognome - Jobtitle.anno"
  • Invio: Nella fascia oraria dalle 6 alle 8 della mattina (è possibile programmare l'invio con Gmail)
Mi è stato poi insegnato ad utilizzare questi strumenti per cercare lavoro online in maniera strategica efficace e veloce:
  • Boolean search: Nascono grazie a George Boole. Questa è una tipologia di ricerca che si conduce con l'ausilio di termini come "AND" "OR" "NOT" "" e () (sempre scritti in maiuscolo) e permette di avere risultati più pertinenti sia in una banale ricerca su Google, sia per una ricerca più importante su quest'ultimo o LinkedIn. "AND" produce meno risultati ma con più qualità, mentre "OR" predilige la quantità alla qualità, "NOT" esclude totalmente un parametro.
  • Universal Search Method: Sono un processo di creazione di stringhe di ricerca delle Boolean search
  • X-ray: 6 comandi di ricerca avanzata che sono "site", "intitle", "inurl", "filetype", "not" e "related". Un esempio: "site: NyTimes title:Obama", con questo comando andrò a ricercare su google tutti gli articoli legati a Obama redatti dal NyTimes.
Siamo poi passati allo studio approfondito di LinkedIn e di come impostare al meglio le funzioni all'interno del social che mette in comunicazione le figure professionali con le aziende permettendo di instaurare rapporti lavorativi, mostrare e dimostrare le proprie capacità nel proprio ambito professionale. Mi è stato spiegato quanto sia importante non collegarsi con amici solo perché sono amici, è invece importante collegarsi con persone che potrebbero legarsi a noi per una professione simile alla nostra (È bene avere un minimo di 500 collegamenti).
L'headline di LinkedIn dovrà contenere un solo jobtitle oltre ad una frase che fa capire in poche parole chi siamo. La foto profilo dovrà ritrarci con la spalla sinistra verso la camera, vestiti da lavoro e possibilmente con un background azzurrino. Il summary a differenza del cv che è impersonale, deve essere sempre in prima persona e ricco di call to action. La sezione work experience deve presentare qualcosa, mentre il numero massimo di skills può essere di 50, le quali possono essere confermate da utenti che sono tra i nostri collegamenti (il consiglio è di non inserire buzzwords come competenze riguardo la suite office che nel 2021 sanno praticamente tutti utilizzare). Così creeremo un profilo LinkedIn efficace e saremo pronti per la nostra ricerca!
Esistono diverse sotto-categorie all'interno di LinkedIn, come LinkedIn Alumni raggiungibile tramite la pagina LinkedIn delle università che ci permette di vedere il settore e quanti occupati lavorano tra i laureati di quell'ateneo in un determinato periodo di tempo, o ancora LinkedIn directory e LinkedIn Job Search.
Tramite questo corso ho imparato e provveduto ad ottimizzare il mio profilo LinkedIn che già in precedenza avevo creato, sulla base di quanto detto dal Prof.Tamburrino modificando ad esempio l'url al mio profilo LinkedIn con nome e cognome "www.linkedin.com/in/albertobonomini", inoltre ho modificato l'headline e lavorerò ad una foto profilo più efficace.
Di seguito il mio profilo LinkedIn 




Spero di essere stato chiaro,
Alla prossima


lunedì 25 gennaio 2021

Seminario "Con gli occhi di un altro - Fotografie e storie personali"


Oggi voglio raccontarvi un'esperienza molto stimolante: Sabato 23 Gennaio tutta la classe aveva la possibilità di seguire, in modo individuale, una serie di seminari (6 per la precisone) tenutisi presso la sede dello IUSVE a Mestre e trasmessi online prima con una sessione plenaria su YouTube e poi con workshop su Zoom, che vertevano su un macro-tema comune chiamato "notifica di cambiamento, l'evento sulla comunicazione sociale", volto al racconto dell'integrazione sociale e alla promozione di una situazione di pace tramite l'uso di diversi media. Io ho scelto il seminario/workshop sulla fotografia: "con gli occhi di un altro - Fotografie e storie personali".
Gli insegnanti ci hanno proposto i diversi workshop per prendere parte ad un'attività di educazione civica, ed io ho scelto di iscrivermi proprio a quello sulla fotografia in quanto volevo approfondirne il suo utilizzo pratico e come quest'ultima sia un mezzo in grado di raccontare storie fantastiche. Da subito su YouTube ci è stato spiegato che questo evento è la conclusione di un progetto iniziato nel 2019 dove lo IUSVE ha lavorato insieme ad Emergency un'associazione umanitaria italiana, ISMU e la casa editrice Tunuè sui temi della migrazione, della multiculturalità e della convivenza.
La sessione plenaria su Youtube è poi proseguita con un chiaro ripudio alla guerra, nel tentativo di creare una società inclusiva e rispettosa dei diritti altrui. A sottolineare questi argomenti in questa prima fase Laura Silvia Battaglia, una giornalista documentarista specializzata in medio oriente e nelle zone di conflitto. Ha raccontato storie vissute in prima persona, ma una in particolare mi ha colpito: quella su Tamam. Tamam è un giornalista, la sua ossessione è "l'uranio impoverito", che gli ha fatto perdere tanti compagni e amici a causa della Leucemia. Lui voleva saperne di più, così intercetta testimonianze giornalistiche sull'inquinamento nucleare in Iraq. Si comprò una telecamera e iniziò a filmare, cominciò a conoscere nuove fonti fino ad arrivare a scoprire che la morte per leucemia in Iraq tra i bambini è del 90%. A questo punto diventa una fonte scomoda e i furti in casa sua non si fecero attendere, ma nonostante ciò riuscì a salvare una copia di quanto reperito che verrà, in seguito ad un intercettazione dello stesso Tamam, fornita ad Emergency.
Ha poi parlato Rossella Miccio, presidente di Emergency: un'organizzazione indipendente per le vittime della guerra e della povertà, che ha sottolineato l'impegno da parte della stessa fondazione di aiutare le persone come Tamam e i suoi amici e di fargli capire che ci consideriamo tutti uguali per dignità e diritti, dunque c'è la possibilità di una nuova vita, che ripudi la guerra, la quale è sempre una scelta e mai una priorità.
Infine ha interagito con noi anche Emanuele di Giorgi della casa editrice Tunuè che ha ideato insieme ad emergency un bando di concorso per le scuole. È stato permesso a dei ragazzi di raccontare liberamente tre momenti salienti del grande viaggio di immigrazioni che spesso si deve affrontare a causa dei conflitti e una volta scelti gli elaborati sono stati prodotti da un project leader e realizzati per il disegno da importantissimi autori. "I colori di una nuova vita" è un libro che riassume il lavoro fatto in questa collaborazione tra la casa editrice e l'associazione.
Siamo successivamente entrati nel seminario al quale ci eravamo iscritti, all'interno del quale ho avuto modo di ascoltare Simone Cerio, un fotografo documentarista specializzato in visual journalism, vincitore di diversi premi dal 2014 al 2019.
Quest'ultimo ci ha mostrato alcuni dei suoi lavori fotografici, anche in collaborazione con Emergency come "when the others go away", un servizio realizzato a Kabul, che è stata un'esperienza umana forte per Simone il quale si è trovato a fotografare nell'ospedale vittime di guerra. Il suo lavoro più recente realizzato nel 2020 è stato "The Passage", in cui vi sono gli scatti che narrano come la comunità cattolica ha reagito alla chiusura delle chiese e dei luoghi di culto durante la pandemia da COVID-19. Una tra queste foto è stata inoltre selezionata come copertina per il giornale L'Espresso nel numero del 12 Aprile 2020. Come lui stesso afferma, i temi trattati nei suoi lavori sono circoscritti in una nicchia ma sono fortemente in grado di emozionare, questi sono: l'identità intesa mediante il "dove" l'essere umano si assomiglia, la spiritualità/fede e le relazioni.
Abbiamo poi cambiato interlocutore: Mamadou Kouassi, che ci ha portato una testimonianza molto forte riguardante le immigrazioni. Mamadou viene dalla Costa d'Avorio, ha 37 anni ed è arrivato 12 anni fa in Italia. È fuggito dal suo paese a causa della guerra e per arrivare in Italia ha impiegato 3 anni, passando per la Libia (un paese molto razzista), svolgendo svariati lavori, viaggiato nel deserto e vedendo morire persone durante la traversata.
Una volta raggiunta l'Italia lavorava dove gliene davano la possibilità, in quanto non era in possesso del permesso di soggiorno (ottenuto solo nel 2011 per motivi umanitari) e quindi era legalmente privo di diritti. Si appassiona però al tema dell'immigrazione grazie ad una manifestazione e desidera dare una dignità a coloro che ne hanno diritto, diventando di fatto un attivista. Partecipa a molte manifestazioni spostandosi da paese in paese chiedendo principalmente due cose: che gli immigrati possano tutti andare a scuola senza eccezioni oltre alla possibilità di avere un lavoro che garantisca di vivere. L'interazione è molto importante, ma anche la condivisione, che permette di portare importanti testimonianze come quella di Mamamdou. Per lui questo progetto è stato davvero importante, un'opportunità per mettere in luce gli svariati problemi sulle condizioni degli immigrati in Italia.
"Per arrivare in Italia ci ho impiegato 3 anni, un Italiano per andare in Costa d'Avorio ci impiega un giorno" Mamadou con questa frase dichiara come la piaga del razzismo deve essere curata insieme, in modo che tutti possano godere degli stessi diritti umanitari e siano liberi di fare delle scelte.

Per realizzare questo post ho consultato queste fonti:
- Appunti presi all'evento

Tra gli interventi quello che ho apprezzato maggiormente, oltre alla testimonianza di Mamadou è stato quello di Simone Cerio che ha affermato che la fotografia è "lo spazio tra di noi" e per sapersi distinguere occorre produrre un'idea che porterà alla creazione di concetti. Prendendo ad esempio il suo stesso servizio realizzato a Kabul spiega come la fotografia non deve essere un mezzo con cui mostrare banalmente il dolore, ma deve altresì creare necessità e urgenza per permettere alle persone di vedere e informarsi su quella determinata storia. In questo lavoro, spiega Simone, è fondamentale lavorare in team per tenersi costantemente attivi ed in confronto con realtà diverse, delle quali bisogna tradurne le complessità con aspetto critico. È qui che avviene il passaggio da macro-tema a micro-tema ovvero la creazione di storie piccole all'interno delle quali identificarsi.


venerdì 15 gennaio 2021

Il mio logo personale

Racconto la creazione del mio logo personale


Con questo post voglio descrivervi un nuovo progetto facente parte della materia di progettazione multimediale che ciascuno di noi ha portato avanti in modo autonomo e personale durante le vacanze Natalizie dopo una spiegazione delle Professoresse Lanzafame e Cantamessa: Il logo personale.
È stato chiesto di realizzare un logotipo o marchio che ci rappresentasse in ciò che siamo ora o che desideriamo diventare in futuro.
Io ho scelto di rappresentare me stesso tramite un monogramma con forme morbide, lineari ed in armonia tra loro nelle quali io rivedo il mio stile e la mia personalità. Ho cominciato partendo da una base di due cerchi, rispettivamente rappresentanti la "A" e la "B" in minuscolo. Ho iniziato inclinando la "b", ma questo non convinceva in quanto a seguito di questa scelta ne risentiva la "a" che veniva molto tagliata, di conseguenza soprattutto in riduzione il logo non sarebbe stato efficace. Ho eliminato l'inclinazione ed ho provato ad accorciare la stanghetta della "b" che ancora aveva angoli molto marcati alle sue estremità, così per creare dinamicità ne ho smussato uno. Tra la "A" e la "B" ho sempre cercato di mantenere uno spazio ma ho anche voluto provare ad unire in modo particolare le due lettere, inscriverle in una circonferenza, piuttosto che dare la stessa dimensione alle stanghette, ma tutto questo non conferiva la chiarezza che avevo in mente. Molto semplicemente, a seguito di un confronto con le Professoresse ho deciso di unire le due lettere e creare uno stacco su entrambe alla fine del cerchio proponendo come naming "Alberto Bonomini Graphic Designer" di colore blu, che mi rappresenta per calma, sincerità e sicurezza.
Questo progetto mi ha permesso di perfezionare la mia conoscenza di Illustrator e di impegnarmi nel compito di rappresentare con poche, ma chiare forme, la mia persona.
Di seguito il mio marchio:




Spero di esser stato chiaro.
Alla Prossima :)

Il mio sito Personale

Racconto la creazione del mio sito personale


In questo post voglio parlarvi di un nuovo progetto che verrà presentato alla Maturità: Il sito web personale.
La consegna era quella di realizzare il layout del nostro sito web personale su Photoshop, creando un template che rispecchiasse il nostro stile, ma che allo stesso tempo fosse funzionale ed intuitivo. Questo sito personale (One Page) si va a comporre di diverse parti e va a raccogliere quelle che sono conoscenze e competenze applicate negli ultimi tre anni di corso. 
Per quanto riguarda il layout ho deciso di optare per una struttura semplice ma efficace, che mi presentasse brevemente con una foto, successivamente nella sezione sottostante "chi sono" mi sono descritto in modo più dettagliato ma pur sempre molto sintetico. Questa sezione è seguita dal "portfolio" dei lavori grafici, video, fotografia e web realizzati da me negli ultimi 3 anni. Continua poi con il progetto sulla nostra azienda personale, che nei prossimi mesi andremmo a creare nel dettaglio, la parte sulle attività PCTO sempre svolte nell'arco dei 3 anni e infine una sezione "contatti" contenente i nostri social e le nostre info contatto. Successivamente ad alcune modifiche che ho apportato alla grandezza delle icone presenti nel footer ho proceduto programmando il sito in HTML e CSS su Dreamweaver. Una volta conclusi i progetti PCTO procederò ad includere le foto al posto dei rettangoli grigi attualmente presenti.
In questo lavoro ho perfezionato l'uso di alcuni strumenti di Photoshop, ma soprattutto ho migliorato l'aspetto del codice, diventando più bravo nella gestione di Dreamweaver.
Di seguito vi presento il mio lavoro:







Spero di esser stato chiaro,
Alla prossima :)

martedì 15 dicembre 2020

La mia azienda di occhiali

Racconto la mia azienda di occhiali


In questo post voglio raccontarvi uno dei primi progetti svolto all'inizio di quest'anno scolastico assegnatoci dalle Professoresse Lanzafame e Cantamessa nella materia di Progettazione Multimediale: La creazione di un brand di occhiali. Le fasi per arrivare al marchio definitivo con conseguente ideazione del coordinato aziendale sono state molteplici.
L'iter progettuale si è sviluppato su supporto cartaceo in quattro tavole: in classe, sulla prima tavola A4 abbiamo cominciato a pensare singolarmente a nomi da poter dare a quest'azienda, proseguendo con il confronto di gruppo che ha fatto emergere due nomi quali "ociai" e "dieci decimi". Ricercando questi nomi sul web scopriamo che entrambe erano già esistenti e svolgevano la stessa attività, così abbiamo ricominciato l'ideazione (questa volta totalmente individuale) del nome ed io ho inventato "Foocused View". Su una seconda tavola A4 ho provato ad ipotizzare un font che potesse rappresentare un'azienda di occhiali e successivamente ho creato diverse bozze per una parte segnica da poter integrare all'interno del logotipo, optando per due occhi al posto delle due "o". Su una terza tavola ho fatto 4 prove colore (arancione, azzurro, magenta e giallo) e ho selezionato l'azzurro come colore definitivo del mio marchio. Sulla quarta tavola infine ho realizzato in modo tecnico il mio marchio con il font, la sua dimensione corretta, il suo spessore e la sua crenatura. Ho inoltre individuato l'area di rispetto e lasciato uno spazio nella parte inferiore del foglio per scriverne i colori istituzionali rispettivamente in CMYK, RGB e PANTONE.
Terminato e approvato dalle Professoresse l'iter progettuale, siamo passati all'analisi di competitor sul territorio nazionale, quanto più vicini a Mantova possibile. Io ho analizzato AVM di Volta Mantovana.
Successivamente sono passato alla traduzione in digitale su Ai di quanto fatto su carta. Ho infatti realizzato quattro tavole, sulla prima ho posizionato il marchio con i colori istituzionali, sulla seconda il marchio in bianco e nero, sulla terza il marchio con colori di sfondo positivi e negativi ed infine sulla quarta il marchio con le riduzioni. Facendo questo, lo scopo era quello di creare una "mini-guida" all'uso del marchio. 
Infine abbiamo creato una storia per il nostro Brand di occhiali, di seguito un estratto di questa: "Foocused View (FW) è un'azienda rinomata che produce e distribuisce occhiali da vista uomo e donna con sede a Borgo Virgilio di Mantova. Questa nasce da due giovani fratelli italo-americani Edward e Lorenzo Sangalli..."

Di seguito il marchio da me realizzato:




dimensioni:148 x 34mm

Una volta creato il marchio e definito per quest'ultimo alcune importanti regole sono passato alla realizzazione del coordinato aziendale, ovvero quel materiale che serve all'azienda per presentarsi al cliente e creare un'immagine di sé. Nel primo coordinato sono partito con la realizzazione del Biglietto da visita classico (8,5 x 5,5 cm) passando ad un pieghevole fino ad arrivare ad un opuscolo. I formati di questi ultimi due erano a piacere, per il primo ho scelto un A4 e per il secondo un A5. Nel secondo coordinato aziendale ci siamo concentrati su carta e busta intestata, cartellina e gadget a scelta. Per quanto riguarda i gadget ho scelto una penna ed un porta occhiali. Di seguito alcuni esempi del lavoro da me svolto.

Carta intestata

Gadget



Pieghevole

Questo lavoro mi ha insegnato molto, partendo dalla struttura dell'iter progettuale cartaceo, che ritengo molto utile come base per la creazione di idee funzionali, passando al digitale, dove ho avuto modo di rappresentare il marchio della mia azienda di occhiali in modo chiaro fino ad arrivare alla redazione di un coordinato aziendale in cui tutto, dai colori, alle forme, ai font doveva essere curato per esprimere un'immagine aziendale quanto più chiara e precisa possibile. Con questo lavoro ho avuto dunque la possibilità di imparare una metodologia di lavoro ed un'attenzione particolare per quella che è l'identità di un brand a 360 gradi.


Spero di esser stato chiaro e che il progetto vi piaccia,
Alla prossima :)